C’è parecchia attesa sull’annuncio che Nokia farà venerdì prossimo durante il Capital Markets Day londinese, dedicato agli investitori. La società finlandese, alle prese con un continuo calo di vendite (ricavi -21% nell’ultimo trimestre 2010, quota di mercato al 31% dal 40% precedente) sorpassata nel mercato degli smartphone da molti concorrenti, ha annunciato alcuni cambi nel management nel tentativo di recuperare la leadership.

C’è chi dice che sarà annunciata una rivoluzione nell’organizzazione con il cambio di metà dei top manager, chi dice che Nokia produrrà cellulari con sistemi operativi diversi da Symbian OS (Windows phone 7 in pole position, Android papabile), chi sostiene che semplicemente arriveranno alcune iniziative per accelerare l’arrivo del nuovo sistema operativo Meego e mandare Symbian in pensione.

Spesso mi piace ricordare che Nokia è ancora il produttore numero uno al mondo e certamente farà di tutto per tornare ad essere leader anche nel settore più ricco e con maggiori margini, quello degli smartphone. Nokia fa ancora profitti, la diffusione degli smartphone è ancora lontana dalla fase di maturità (gli smartphone sono ancora al 20-25% del mercato), i mercati emergenti adotteranno cellulari intelligenti negli anni a venire. In altre parole, non darei Nokia per spacciata: il rischio che segua le orme di Motorola esiste, certo, ma allo stesso tempo esiste anche la possibilità di rimanere prima al mondo.

Il punto, però, è diverso. Analisti, media e a cascata anche utenti ragionano come se il mondo degli smartphone fosse alla fine del proprio ciclo. Come se la crescita vertiginosa di Android e la leadership di Apple iOs fossero qualcosa di immutabile. Come se, insomma, tutto fosse già stato scritto.

Facciamo un passo indietro, al 2007 o giù di lì. Android era di là da venire (il 2010 è stato il primo periodo di volumi), il primo iPhone faceva capolino (e solo con il lancio di App Store nel 2008 sarebbe diventato un caso di successo) e Symbian dominava staccando avversari come Windows Mobile, Java e un PalmOS in declino. Avreste detto che dopo 4 anni nulla sarebbe stato lo stesso? No.

Dicono nulla questi nomi? PalmOS, Windows Mobile, Symbian, Java, WebOS, Windows Phone, iOS, Android, RIM Blackberry e poi ancora MeeGo, Bada, LiMo, QNX e Tapas.

Dire che iOs e Android saranno gli unici sistemi futuri è un po’ come se una trentina di anni fa – fine anni ’70 insomma – avessimo scattato una foto all’industria dei personal computer e deciso che sarebbe stata per sempre così. Peccato che l’arrivo di IBM nei primi anni ’80, la diffusione dei Mac a metà anni ’80, la rivoluzione Windows degli anni ’90 e così via fino ai giorni nostri dove la battaglia tra sistemi operativi è ancora lontana dall’avere un vincitore assoluto.

Gli anni ’70 hanno portato la tastiera, gli anni ’80 il mouse, gli anni ’90 il pennino, gli anni 2000 il touch screen e ad ogni passo nuovi sistemi operativi si sono affacciati sul mercato (DOS/Apple, MacOS/Windows, PalmOS/Windows CE, iOS/Android) creando nuovi ecosistemi, nuovi equiluibri, nuovi concorrenti.

Tornando al mondo degli smartphone, ancora sicuri di poter già dire la parola fine? Sicuri che le migliaia di brevetti e le migliaia di prototipi nei laboratori di tutto il mondo non porteranno nemmeno una novità significativa nei prossimi anni? Sono certo di no, per cui diamoci appuntamento tra un paio di anni o forse qualcosa in più, e ne riparleremo.