Dopo il post di ieri su Vodafone (che raddoppia i prezzi sulle attuali offerte ma ai blogger promette una nuova strategia dati), ho avuto alcuni interessanti scambi di vedute con qualcuno degli interessati.

E’ vero, la battuta sui blogger ‘convertiti’ da Vodafone era dura, mutuata da interventi che prendono per buona una strategia annunciata (e quindi ancora da venire, con molti punti da chiarire) e dimenticano la strategia passata e attuale, che è quella di un mondo di limitazioni di prezzo (ridurre il digital divide significa anche renderlo accessibile a livello economico, specie in momenti di crisi), di rete (a 64 Kbps non navighi), di neutralità (il blocco dei servizi VoIP, p2p, ecc).

Sono certo sia della buona fede sia della convinzione delle proprie opinioni di ognuno (e Stefano, in maniera assolutamente trasparente e onorevole, spiega nel suo post che ha lavorato all’elaborazione della nuova strategia Vodafone ed è dunque normale che ci creda e la difenda), io sono convinto che a livello teorico il ‘cambio di pelle’ sia lecito e auspicabile, ma aspetterei gli effetti pratici per poterlo giudicare. Molte, troppe volte agli annunci sui media non sono seguite le implementazioni pratiche. Vedremo.

Lasciando da parte le polemiche, il tema più generale è che le telco stanno cambiando pelle, devono cambiare pelle per sopravvivere ai mutamenti del mercato e ai nuovi player che si affacciano.Per svariati fattori.

Dieci anni fa il consumo medio di banda da mobile – lo dice Cisco – per utente era 30 MB, adesso è 1 GB e in pochi anni supererà i 15 GB. Insomma, sempre più banda necessaria. Senza che oggi ci siano così tanti soldi per gli investimenti.

Dieci anni fa la voce guidava l’ARPU, oggi il mix sta cambiando in maniera pesante. I ricavi da voce scendono, quelli da dati non sono ancora cresciuti tanto da sostituire il calo della voce. Siamo probabilmente al punto più basso, in un momento in cui per sostenere la (ri)crescita dell’ARPU servono investimenti miliardari sulla rete.

Dieci anni fa non esistevano le Internet company. Oggi esistono, offrono servizi, sono in grado di fare billing. Disintermediazione tra utente e operatore. Per le telco, un pericolo.

Dieci anni fa non c’erano gli smartphone e non c’erano soggetti in grado di controllare dall’inizio alla fine la catena del valore. Apple è un esempio, e la possibilità che diventi operatore virtuale globale o che infili nei prossimi modelli una sim ‘universale’ non è così remota. Sul Financial Times di oggi, un articolo che spiega la possibile guerra tra gli operatori e l’azienda di Cupertino.

Dieci anni fa si pensava che alcuni servizi sarebbero stati killer application. Le videochiamate o la Tv digitale mobile (è di oggi la notizia che Tim chiuderà il servizio DVBH al 31 dicembre), i loghi e le suonerie, gli MMS. Internet 2.0 ha dato uno scossone e l’assestamento non sempre è indolore.

Dimentico sicuramente molti fattori, ma credo che quelli elencati sopra siano sufficienti per capire come i cambiamenti che stiamo vivendo siano epocali. Cosa e chi ci sarà tra 10 anni?