Grande attenzione dei quotidiani per quella che è, a mio parere, una provocazione di Fastweb, Wind e Vodafone per costringere Telecom Italia a sedersi al tavolo e trattare.

Parlo ovviamente del progetto di cablare 15 città italiane per avere una rete Internet in fibra ottica e superare l’ostacolo ‘rame’ su cui si poggia oggi l’Italia (non come infrastrutture, ma come ultimo miglio e dunque come servizi offerti alla clientela finale).

Fastweb, Wind e Vodafone propongono la creazione di “new company” che dovrà sostituire in toto il doppino di rame, coinvolgendo pubblico (Cassa depositi e Prestiti), privato e ovviamente Governo e Autorità di settore.

Un’unica rete «Fiber To The Home (Ftth), in modalità punto-punto, in 15 città per circa 10 milioni di abitanti entro cinque anni con un investimento di circa 2,5 miliardi di euro, da ripartire tra tutti gli operatori e le istituzioni coinvolte e con pareggio finanziario previsto in nove anni. In una seconda fase, l’estensione della rete Ftth potrebbe toccare in 5-10 anni 500 comuni con più di 20.000 abitanti e raggiungere così il 50% circa della popolazione italiana. Il tutto con un ulteriore spesa di 8,5 miliardi di euro e un ritorno economico stimabile in 11 anni.

Il progetto ha ricevuto l’ok del Governo, attraverso il viceministro Romani, ma “è indispensabile coinvolgere Telecom Italia”. Secondo i piccoli azionisti Telecom, invece, quella di Vodafone, Fastweb e Wind è solo una mossa per battere cassa, per ottenere cioè condizioni migliori da Telecom, l’unica in grado di governare la NGN:

La proposta dei tre operatori alternativi (Fastweb, Wind e Fastweb) di realizzare una newco per una nuova rete in fibra ottica nelle 15 principali citta’ Italiane e’ chiaramente una provocazione per forzare a loro vantaggio l’apertura nella rete di accesso di TI a condizioni ancora piu’ vantaggiose.
A riguardo facciamo osservare all’AD di Swissicom (controllante di Fastweb) dott. Schloter che il canone mensile per una linea e’ in Svizzera di 4 euro superiore a quello praticato in Italia che e’ uno dei piu’ bassi in Europa
Una ulteriore provocazione sta nel fatto che detti operatori si rivolgano poi a finanziatori pubblici a sostegno di un piano che aggraverebbe il digital divide creando due velocita’ diverse tra Nord e Sud e tra citta’ e citta’.
Come Asati ha piu’ volte rimarcato, solo TI puo’ garantire l’unicita’ di architetture, progettazione e sviluppo della rete NGN2 su tutto il Paese, ovviamente con il contributo degli assets degli operatori alternativi, sia nazionali sia regionali.

E Telecom? Bernabè ha detto che la società è “pronta a trovare soluzioni comuni sulla rete per la Banda larga, purche’ non impediscano la concorrenza”. ‘Faccio una proposta concreta: Telecom Italia e’ pronta, in coordinamento con l’Authority, a studiare lo switch off della rete in rame a Milano in vista dell’Expo’ 2015. Anziche’ polemizzare su cifre e problemi teorici, cominciamo a eliminare a Milano la vecchia rete in rame sostituendola con la nuova rete in fibra. Noi siamo disponibili a fare tutto cio’ che e’ necessario. Serve l’accordo di tutti, costruire un quadro regolatorio, definire ogni tipologia di infrastruttura, ma se il progetto funziona potremo ripeterlo altrove”.

Nei giorni scorsi, Bernabè aveva già detto che Telecom “non cambierà i programmi di investimento sulla rete”: nessuna rete condivisa, nessuna partecipazione alla newco, Telecom punta al massimo sulla comndivisione delle infrastrutture.

Insomma, a parole tutti a favore della rete in fibra unica, ma le sfumature sono talmente tante che nulla è ancora chiaro. Fibra a casa o sul marciapiede? Rete unica con newco a partecipazione mista? Contributi statali o controllo? Condivisone delle infrastrutture? Il tutto mentre non esiste ancora un catasto delle cablature esistenti…