Le polemiche sulla pubblicità Fineco (ieri una skin su Corriere.it, oggi addirittura un overlayer a coprire Wired.it) non tendono uno placarsi (su Friendfeed parecchie discussioni, qui quella sul mio profilo con alcuni commenti molto interessanti).

Segno Che Paolo Iabichino, con il suo libro Invertising, ha colto nel segno.

L’advertising si trasforma e cambia direzione: una vera e propria inversione di marcia della pubblicità, dove la creatività diventa fondamentale per catalizzare l’attenzione del pubblico, non più considerato come un semplice target. In nome della rilevanza, dell’etica e di un rinnovato patto di fiducia tra brand e individui, il dialogo si sostituisce ai monologhi della reclame, la comunicazione diventa conversazione, lo shopping si fa condivisione e la persuasione si trasforma in consenso. Si passa dalle idee agli ideali, perché in futuro i consumatori saranno sempre più critici e consapevoli, e la pubblicità, nelle sue forme più diverse, potrà tornare ad essere un servizio prezioso e atteso, come sostiene nella prefazione Anna Bartolini, autorevole esponente delle associazioni a difesa dei consumatori (il primo capitolo è gratis).

Paolo me lo ha inviato il mese scorso (grazie!) ed è un libro che ho letteralmente divorato in un paio di serate sul divano. Critico ma non catastrofico nei confronti di una pubblicità che, se vuole sopravvivere, deve cambiare. Inversione a U, per sopravvivere e soprattutto per rinnovare e rinnovarsi.

Leggere di Timberland e Stone Island, delle loro storie, della percezione dei clienti e dell’idea (opposta) delle due aziende, esempi di come fare comunicazione d’impresa, marchi che cambiano e marchi che restano ancorati ad un passato che non c’è più: tutto in uno stile leggero, riferimenti continui all’on line (leggetelo con una connessione Web funzionante!), casi di studio e riflessioni di alto livello.

Io lo consiglio, perchè mi è piaciuto parecchio. Leggete il primo capitolo e… fatemi sapere 🙂