Nel bel mezzo dello sciopero dei giornalisti, un interessante balletto che vede sul palco due manager Telecom Italia, Riccardo Ruggiero e Carlo Buora.

Il primo è un manager delle tlc, un uomo tutto pane&telefoni. Il secondo è un manager finanziario, che bada ai numeri più che alle tecnologie. Il primo è un eredità della “vecchia” Telecom, il secondo arriva da Pirelli.

Giovedì scorso, in un vertice Telecom piuttosto agitato, una mini resa dei conti tra Ruggiero e Buora: i due – così si sente in giro – non vanno d’accordo. Alle voci di abbandono da parte di Buora delle scorse settimane sono seguite quelle di addio di Ruggiero, che non avrebe accettato un ridimensionamento del proprio potere all’interno di Telecom Italia. C’era già il nome del sostituto, grasdito a Buora ma meno a Tronchetti Provera e Rossi: Francesco Caio, che Giovanni Pons su La Repubblica di oggi arriva a definire “ingestibile“.

A Caio sarebbe stata offerta la responsabilità della divisione telefonia fissa, ma avrebbe rifiutato (evidentemente nemmeno il manager ex Omnitel avrebbe gradito lavorare sotto Buota). Alla fine quindi la tregua: Ruggiero resta (peer quanto?), responsabile delle quattro business unit create da Rossi. Sopra Ruggiero, Buora.

Telefonia fissa, telefonia mobile, rete e grandi clienti: ad eccezione dell’ultima divisione, per le altre circolano già i nomi dei manager che le guideranno. Due su tutti: Massimo Castelli alla telefonia fissa e Stefano Pileri alla rete. Tra i compiti di quest’ultimo, gestire lo scorporo e investire nella nuova rete a banda larga (NGN). Con uno scoglio: Guido Rossi è stato chiaro, Telecom investirà nella NGN solo se l’Autorità per le Comunicazioni darà sufficienti garanzie che l’investimento potrà garantire ritorni economici. Come dire: io la rete nuova la faccio, ma in cambio tu non mi metti troppi paletti.

La scommessa degli ambienti finanziari non è comunque cambiata: Ruggiero è dato come sicuro partente, se non adesso comunque entro Pasqua. C’è la trimestrale dietro l’angolo, c’è il piano industriale alle porte: gli ostacoli per Ruggiero non mancano. Intanto Buora spinge per vendere Tim Brasil, mentre Ruggiero frena: la vendita servirebbe per manteneregli obiettivi finanziari fissati e non veder calare il rating sdul debito.