In attesa del CdA di oggi sul piano industriale, Guido Rossi ha svelato ieri durante la riunione del comitato strategico il piano Telecom Italia: alleanze con più gestori e controllo rigoroso del debito, anche attraverso una nuova politica dei dividendi (probabilmente meno generosa rispetto al passato).
E’ forse per questo che l’idillio tra Rossi e Tronchetti sembra essere finito? Tra previsioni poco rosee da parte degli analisti e nuovo piano industriale, i titoli della galassia Telecom non brillano: ieri Pirelli ha perso poco meno del 4% e il trend negativo non sembra potersi fermare nel brevissimo periodo. Rossi vuole stringere più alleanze, Tronchetti intanto insiste con Madrid, dove c’è quella Telefonica interessata ad entrare in Telecom: la resa dei conti tra il patron della Bicocca e il manager chiamato in Telecom a metà del 2006 è dietro l’angolo, come spiega IlSole24Ore.
Rossi vorrebbe una public company ed è forse per questo che ha solamente accennato alla rete di nuova generazione (Ngn), senza includerla nel piano industriale. Attende di capire come si muoverà il Governo e come gli azionisti Telecom: in attesa che svaniscano le nubi sulla Ngn, Rossi ha solo inserito nel piano triennale qualche investimento per la dorsale in fibra ottica.
Tronchetti è contro la public company, non tanto per una motivazione filosofica, quanto per una mera questione finanziaria: la politica dei dividendi elevata tipica della Telecom degli ultimi anni serve ad Olimpia (la “scatola” che controlla Telecom) per poter campare bene, dato il debito elevato.
Come spiega Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera, “ridotti all’osso, i dati del problema sono i seguenti: il gruppo Telecom genera un margine di 12-13 miliardi e ha uscite per dividendi (2,7 miliardi), imposte (1,2), riduzione del debito (3), oneri finanziari netti (2) e investimenti (5). Poichè il margine non cresce, l’equilibrio del bilancio e l’incremento degli investimenti indispensabile in Brasile possono essere raggiunti solo diminuendo i dividendi ed eventualmente rallentando il rientro dal debito”.
Altre strade? Poche e tortuose, come spiega ancora il Corriere: “Propositi più ambiziosi, per esempio l’introduzione accelerata delle reti di nuova generazione per far galoppare l’Italia nella banda larga, richiederebbero quell’aumento di capitale che Pirelli nega”.
Il vero problema di Telecom oggi, dunque, sembra essere la divergenza esistente tra il management (non solo il già citato Rossi, ma anche Carlo Buora, l’ormai ex braccio destro di Tronchetti che durante l’affaire Telefonica ha lasciato intendere di sposare la linea-Rossi) e Marco Tronchetti Provera, costretto dalle logiche finanziarie a mantenere alti i dividendi Telecom e puntare con decisione sull’ingresso della spagnola Telefonica, senza chiudere la porta in faccia ad altri possibili investitori russi.