Ricevo una chiamata da call center che si presenta come Enel Servizi (al 99% in outsourcing):
– “Pronto buongiorno sono di Enel Servizi, stiamo aggiornando l’elenco dei clienti che hanno la domiciliazione bancaria”
– “Mi dica…”
– “Dovrebbe lasciarmi la mail per essere contattato da Enel per la sua fornitura. E’ gratis!”
– “Guardi ho più forniture, in posti diversi e non tutte domiciliate mi può dire di che fornitura si tratta?”
– “Delle sue forniture. Allora mi dà la sua mail? E’ gratis!”
– “Per che comunicazioni?”
– “Quelle di Eenel per le sue forniture”
– “Guardi preferisco di no non sapendo di cosa parliamo”
– “Ah va beh ma la mail la può poi dare sul sito, non importa. Però stiamo confermando anche i dati anagrafici e telefonici, me li conferma?”
– “Mi ha appena chiamato sul cellulare, quindi li ha no?”
– “Sì ma mi serve la conferma che siano giusti”
– “…” (silenzio)
– “Eh mi serve sapere se vuole essere contattato per offerte commerciali”
– “No grazie”
– “Come vuole, peggio per lei era gratis!” (fine chiamata).

In sostanza, Enel chiama i propri clienti con la scusa di aggiornare il database e chiedere – al telefono? – il consenso al trattamento dei dati per fini commerciali via mail e via telefono, in modo che la divisione che opera sul libero mercato possa avere un elenco di clienti da contattare (per proprogli, ad esempio, il ‘blocco’ del contratto per un paio di anni e tagliare fuori i concorrenti).

Due sole riflessioni:
raccogliere il consenso commerciale senza esplicitarlo è scorretto (oltre che vietato, perchè si tratta di ‘estorsione’ del consenso e non sono indicate le finalità)
– due divisioni, una in monopolio e l’altra in libero mercato, della stessa azienda non dovrebbero passarsi i dati, altrimenti si fa distorsione della concorrenza (un film già visto, ad esempio con Telecom Italia accusata da Fastweb e Wind in prima battuta).