Commercializzazione di schede prepagate che, tramite un codice, avrebbero dovuto consentire l’accesso a un sito internet di contenuti tutelati dal diritto di autore e in realtà inesistenti. Commercializzazioni di servizi per adulti, da realizzare attraverso un traffico telematico rivelatosi, anche in questo caso, inesistente. [via]

Queste la accuse che hanno portato la Procura Distrattuale Antimafia di Roma a emettere 56 mandati di cattura: tra arrestati e ricercati, anche nomi eccellenti. Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb (tecnicamente latitante, in realtà è all’estero per lavoro e ha dato mandato ai legali di concordare la data dell’interrogatorio), il senatore Nicola Di Girolamo (Pdl), il presidente, l’amministratore delegato e alti funzionari di Telecom Italia Sparkle (controllata al 100% da Telecom) in carica dal 2003 al 2006.

Tra gli indagati anche il nome dell’attuale amministratore delegato di Fastweb, Stefano Parisi, accusato di associazione per delinquere e dichiarazione infedele mediante l’uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

Le accuse: associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio ed al reimpiego di ingenti capitali illecitamente acquisiti attraverso un articolato sistema di frodi fiscali, circa due miliardi di euro. Il riciclaggio veniva realizzato attraverso la falsa fatturazione di servizi telefonici e telematici inesistenti, venduti nell’ambito di due successive operazioni commerciali a Fastweb e a Telecom Italia Sparkle rispettivamente dalle compagini italiane Cmc e Web Wizzard srl, nonchè da I-Globe e Planetarium, che avrebbero evaso il pagamento dell’Iva per circa 400 milioni di euro, trasferendoli poi fraudolentemente all’estero.

Già sequestrati 247 immobili, per 48 milioni di euro, 133 autovetture, 5 imbarcazioni, 743 rapporti finanziari, 58 quote societarie, crediti nei confronti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle per 340 milioni di euro, 2 gioiellerie e bei localizzati all’estero per 15 milioni di euro.

Swisscom, quando comprò Fastweb nel 2007, “sapeva delle accuse di riciclaggio e frode fiscale contro Fastweb e sapeva dei rischi a cui andava incontro”. Lo ha spiegato all’Ansa il capo ufficio stampa Josef Huber, aggiungendo che le accuse contro la societa’ italiana erano di ”dominio pubblico”. Nella definizione del prezzo d’acquisto di Fastweb, spiega ancora il portavoce di Swisscom, che ha rilevato la societa’ italiana nel 2007 versando 47 euro ad azione, ”si tenne conto dei rischi legati alle accuse” mosse contro la societa’ italiana. Swisscom, ha aggiunto Huber, valutera’ con attenzione cosa fare nei prossimi giorni e ”se le verra’ richiesto, collaborera’ con le autorita’ italiane” come ”ha gia’ indicato Silvio Scaglia”.