Curioso articolo de Il Giornale: la svedese Ikea è accusata di razzismo, perchè chiamerebbe gli oggetti più degradanti (tavolette per il water, pavimenti di bassa qualità, ecc) con i nomi di città danesi, o meglio degli odiati ‘cugini’ danesi:

Non basta vivere in Scandinavia per sfuggire alla legge dei «terroni». C’è sempre qualcuno più a nord di te. Capita, così, che la svedese Ikea si becchi un’accusa di razzismo nei confronti dei danesi, gente del Sud, meridionali. Terroni. Dicono poi che il signor Ikea sia un tipo duro e, da buon svedese, ami raccontare barzellette solo sui vicini danesi.

Ingvar Kamprad da sempre sostiene di avere un piccolo problema con i nomi. Fatica a ricordarseli. È per questo, raccontano, che mobili, oggetti, modelli e suppellettili dei suoi prodotti vengono battezzati con un criterio a prova di memoria. Tutto deve seguire una logica razionale, con la stessa pedante precisione con cui incastra viti, perni e bulloni di letti e cucine. Scatole e scaffali portano nomi di cittadine svedesi.

Letti, armadi e mobili da salotto evocano luoghi norvegesi, tavole e sedie citano la Finlandia, i cuscini parlano di fiori, piante e pietre preziose. In bagno trovi solo laghi scandinavi, fiumi e baie. Ma se si va nella polvere, sui tappeti, zerbini e tutto ciò che è calpestabile, non vi potete sbagliare: ci sono solo nomi di città danesi. Un caso? Mica tanto.

Mister Ikea è convinto che ci sia del marcio in Danimarca. E così quando si tratta di dare un nome agli oggetti più «bassi» pensa sempre e soltanto alle città danesi. Così la tavoletta del water tira fuori dalla cartina geografica Öresund, lo stretto di mare che divide la Danimarca dalla Svezia. Poi c’è Nivå, la città che diventa un rivestimento per pavimenti. Guarda caso il più economico. Nessuno finora l’aveva fatto notare, ma per alcuni ci deve essere sotto qualcosa. Secondo Klaus Kjøller, un esperto di scienza della comunicazione dell’università di Copenaghen, qualcuno ha voluto prendersi gioco dei danesi.