Riassumiamo: Swisscom va all’assalto di Fastweb. Ieri la società svizzera, controllata dal Governo di Berna, ha annunciato un’Opa cash da 3,7 mld, ovvero 47 euro per azione.

Il CdA di Fastweb ha accettato e scelto come advisor Deutsche Bank e Unicredit, il fondatore Scaglia ha fatto sapere che l’offerta di acquisto amichevole è per lui ok, “a meno di offerte migliorative” da parte di altri player.

Micheli e Scaglia, i co-fondatori della società che dal 1999 persegue il triple play in Italia, vedrebbero salire a 1,5 miliardi di euro l’incasso realizzato dal fortunato sbarco borsistico di e.Biscom del 2000 (l’azione fu collocata ad un valore quasi quadruplo rispetto al valore attuale).

E qui l’affare si complica: Fastweb non è un titolo da “cassettista” ma da sempre una “growth stock”, cioè un’azione che si rivaluta con la crescita e l’apprezzamento in Borsa. Apprezzamento che non c’è stato: quotata a 160 euro nel 2000, dopo sette anni vale attorno ai 43 euro per azione e non ha mai prodotto un solo euro di utile. Dal 2000 ad oggi ogni anno si è chiuso in perdita, con perdite che arrivano ad un miliardo (la sola rete è costata 3,6 miliardi).

Mentre il titolo di Fastweb vola in Borsa (ieri +15% a 48,34 euro), iniziano a circolare le prime voci su potenziali compratori alternativi a Swisscom, le famose “offerte migliorative” citate da Scaglia. Gli analisti scommettono infatti che a Swisccom non basteranno i 47 euro offerti per portare a casa la maggioranza di Fastweb: la società, di cui Scaglia ha il 18% circa, vede la presenza di numerosi hedge fund che tenteranno la corsa al rialzo. Già si parla di 55 euro ad azione, ma è presto per sapere cos’hanno in testa eventuali fondi di private equity interessati all’ingresso in Fastweb.

Senza dimenticare i possibili compratori “industriali”, che potrebbero realizzare importanti sinergie (unire fisso e mobile, unire Tv e Tv via Web). Vodafone, da tempo accreditata come possibile compratore, non ha voluto commentare.

Murdoch, il patron di Sky, rimane alla finestra ma difficilmente sarà della partita.

Interesse invece da parte di Mediaset, che starebbe studiando il dossier Fastweb da mesi e potrebbe offrire 50 euro per azione. Confalonieri ha prima lasciato intendere che un occhio su Fastweb era puntato, poi ha corretto il tiro spiegando che nel Consiglio di Amministrazione e nell’incontro con gli analisti Fastweb non sarebbe stata all’ordine del giorno. Il che non significa che non se ne possa parlare a margine, anche perchè Fastweb rappresenta una delle possibili “leve” che ha Mediaset per crescere sul mercato nazionale (altre strade, invece, portano all’estero).

Chi invece ha rinunciato dopo qualche proclama bellicoso è la Orascom di Sawiris: il magnate egiziano dichiara di non avere sufficiente denaro per colpa della stangata sulle ricariche (che impatterà sui conti Wind per 300 milioni circa) e sulla possibile eliminazione dello scatto alla risposta.

A beneficiare della battaglia su Fastweb da un lato Scaglia, che con il miliardo di euro che porterà a casa potrà finanziare con maggior tranquillità l’avventura di Babelgum (una televisione via Internet che sfrutta il peer-to-peer).
Dall’altro Tiscali: l’ISP sardo è una delle poche prede ancora contendibili nella telefonia fissa (Wind, Albacom, Tele2, Fastweb sono le prede già assegnate) e Murdoch ci ha già messo gli occhi sopra. Tiscali ieri ha guadagnato il 6% in Borsa sulle speculazioni legate al possibile interesse del magnate australiano, sebbene gli analisti continuino a ripetere che il titolo è sopravvalutato.

Fastweb ha aperto le danze, Telecom Italia seguirà a breve (ieri il CdA di Pirelli ha dato mandato a Tronchetti Provera di esplorare tutte le possibili opzioni, compresa la vendita della quota Olimpia): il gran ballo delle tlc italiane non è che all’inizio.