Lungo approfondimento di Aldo Fontanarosa di Repubblica sui costi delle ricariche. E’ una sintesi ragionata del documento di 90 pagine che Agcom e Agcm hanno prodotto congiuntamente dopo aver analizzato il mercato. Oggi potrebbe arrivare una decisione in merito all’indagine: su MF si parla di “rimodulazione” verso il basso.

Al di là di alcune imprecisioni (una su tutte: all’estero i costi di ricarica ci sono, sebbene possano apparire in modalità differenti dalle nostre), l’articolo dà numeri interessanti sul mercato italiano: nel 2005, gli italiani hanno speso 1,71 miliardi di euro in ricariche.

Di questi, 769 sono costi vivi sostenuti dal gestore, 945 milioni di guadagni. Il versamento anticipato del credito porta ad un flusso di cassa di 20-200 milioni di euro (il cliente paga, l’operatore incassa ma il cliente non userà subito il credito).

A trarre il maggior beneficio dai costi di ricarica è Tim (incassa il 42,2% del mercato totale), seguita da Vodafone (38,2%), Wind (13,7%) e 3 (5,9%). Tim in testa anche nella classifica che tiene conto del credito perso dai clienti per sim scaduta o per cambio operatore: 103 milioni di euro, seguita da Vodafone (29), Wind (22) e 3 Italia (4).

Le mie idee sui costi di ricarica le ho già espresse e non cambiano: se fosse imposta l’eliminazione, i soldi incassati con le ricariche saranno incassati in altro modo (ad esempio con aumenti dei servizi e del costo delle chiamate) o ci saranno nuovi meccanismi (ad esempio durata della sim inferiore) di gestione.

Tra l’altro, i 950 milioni che “rimangono” al netto dei costi vivi (provvigioni, costi di stampa) vengono poi spesi per altro: un cliente costa (acquisizione, mantenimento, sistemi, billing, licenza, ecc) comunque anche se non chiama molto…