Il verbale di accertamento redatto dall’Ispettorato del Lavoro sulla condizione dei lavoratori a progetto della societa’ Atesia parla chiaro: tutti i lavoratori a progetto che operano nel call center sono in realtà dipendenti. Nulla di nuovo sotto il sole: non mi pare di aver mai conosciuto un co.co.pro. o un co.co.co che si potesse definire “lavoratore autonomo”.

Atesia rischia ora di dover assumere 3.200 persone e regolarizzare i contributi pregressi dal 2001. Come spiega l’Adnkronos, “in totale, circa 8-10.000 lavoratori“.

”Riteniamo – si legge nella nota di Cos-Atesia- che le conclusioni dell’Ispettorato costituiscano un grave precedente per l’azienda e per tutte le imprese che operano nel settore. In questo modo viene di fatto sconfessato il contenuto della recente circolare ministeriale sul lavoro a progetto nell’ambito dei call center, e si crea un profondo, inaccettabile e insostenibile turbamento del mercato”. Le conclusioni dell’Ispettorato, ”contro le quali la societa’ si opporra’ in tutte le sedi, oltre ad essere giuridicamente molto discutibili (sulla base di numerose sentenze), sono di fatto in antitesi con la linea adottata dal ministero del Lavoro poiche’ non considerano la distinzione contenuta nella Circolare del 14 giugno scorso tra attivita’ inbound ed attivita’ outbound, e non rispettano il principio della gradualita’ della sua applicazione insito nella previsione di un periodo di informativa alle aziende”.

I nodi, prima o poi, vengono al pettine… su Italia Oggi edizione odierna, un messaggio chiaro: dal 15 settembre a fine anno, il ministero del Welfare sguinzaglierà ispettori per controllare il rispetto della norma.