Ha avuto parecchia risonanza sui giornali italiani la multa inflitta dall’Antitrust a Wind per pubblicità ingannevole: è la prima per il settore della telefonia mobile. Si tratta di un “buffetto” (14.500 euro), ma la notizia ha comunque fatto il giro delle redazioni, complice anche il silenzio dell’ufficio stampa Wind (in fase di riorganizzazione)che non è riuscito a prevenire il colpo.

L’Antitrust, in occasione della multa, ha ricordato quattro “punti a rischio” su cui i consumatori devono stare attenti. Testualmente:

“GRATIS? MEGLIO INDAGARE
Se nell’offerta della tariffa pubblicizzata appare il termine ‘gratis’ meglio approfondire. Spesso nei messaggi il termine gratis prevede il rimborso del traffico telefonico (già effettuato) attraverso un bonus. Per l’Autorità è improprio l’utilizzo indistinto dei termini gratis o rimborso perché questi non possono essere considerati equivalenti. Il termine gratis, infatti, comporta che non ci sia alcun corrispettivo a fronte della prestazione.

OCCHIO ALLA ‘COPERTURA’
Bisogna controllare sempre la corrispondenza tra le caratteristiche del servizio offerto e/o le condizioni di fruizione del servizio stesso e il messaggio pubblicizzato. Ad esempio, in un caso relativo alla trasmissione dati con tecnologia UMTS, è emerso che le velocità massime di trasmissione erano raggiungili solo in via teorica in quanto al momento di diffusione del messaggio la copertura territoriale non era ancora stata completata.

ATTENTI AI COSTI
Occorre valutare con attenzione tutti i costi compresi nelle tariffe pubblicizzate. In alcuni casi esaminati dall’Autorità emergeva, ad esempio, una incompletezza del messaggio che impediva al consumatore di comprendere bene le caratteristiche dell’offerta e i relativi limiti, soprattutto con riferimento alla presenza di un costo rilevante per lo scatto alla risposta. C’è poi un filone che ruota sulla commercializzazione di telefonini di ultima generazione a prezzi molto convenienti: una volta acquistato il telefonino il consumatore è però soggetto a contratti di medio-lungo periodo che lo vincolano a sostenere una spesa mensile minima obbligatoria.

MINI-TARIFFE MA A TERMINE
Può capitare che le tariffe pubblicizzate appaiano molto convenienti ma siano in realtà ‘a tempo’, senza che la durata del piano tariffario venga specificata nella promozione, oppure siano accompagnate da un costo fisso di attivazione non facilmente identificabile. Nel fare le comparazioni tra le diverse offerte occorre quindi verificare quanto durerà la tariffa ‘scontata’ e quanto incide l’attivazione.”

Bene, l’Agcm si è accorta finalmente che la pubblicità di settore è spesso ingannevole (l’avvocato del diavolo potrebbe dire che l’Agcm ha sempre vigilato ed operato a difesa dei consumatori, ma allora io chiedo: come mai la prima multa arriva solo adesso?).

Il punto più importante mi pare il primo: l’uso della parola gratis. Prendiamo CartaAuguri TIM o Christmas Card Vodafone, entrambi i messaggi pubblicitari fanno abbondante uso della parola gratis. Come possono essere gratis messaggi che vengono dati dietro pagamento di un corrispettivo? La pubblicità Vodafone ad esempio promette “2 mesi di SMS gratis verso tutti”, dimenticandosi di dire che due mesi significa pagare 16 euro e che verso tutti significa aggiungerne altri 4 (e siamo a 20 euro totali).

Venti euro per tot SMS per tot tempo è diverso da SMS gratis per due mesi. E’ un po’ come entrare dal macellaio, chiedere una bistecca e sentir dire al macellaio che “E’ gratis” (basta prima passare alla cassa e lasciare 10 euro, poi la bistecca è gratis).

L’Agcm mette in guardia i consumatori, ma non è sufficiente: servono più multe e di maggiore entità, serve una legge nuova che permetta di intervenire sulle pubblicità ingannevoli in maniera rapida, non dopo mesi dal termine della campagna promozionale ingannevole. Per la cronaca, la multa Wind di novembre riguarda una pubblicità di maggio…